C’è spesso confusione di termini fra chiocciola e lumaca.
Invece la distinzione è ben netta, la prima, ovvero la chiocciola (helix) è quella con il guscio: una volta nelle campagne si andavano a cercare per poi farne un piatto davvero prelibato; oggi si allevano e sono una produzione molto ricercata da ristoranti che ancora propongono ricette locali e ricercate. La sua bava, inoltre, è una sostanza utilizzata da tempo in medicina e cosmetica per le sue proprietà, ed oggi tornata in auge, con un valore di mercato molto redditizio per chi la produce.
La lumaca (detta anche limaccia o lumacone) invece non ha il guscio, non si mangia, ed è molto dannosa per le nostre produzioni orticole. I limacidi infatti si nutrono di erbe e piante, e per questo sono molto osteggiate negli orti: escono solitamente dopo la pioggia e anche di notte.
Per fare un esempio visivo che può aiutare a ricordare, in casa abbiamo “le scale a chiocciola” (e non a lumaca); e quando troviamo fiori e piante danneggiate nel nostro orto acquistiamo un prodotto anti-lumaca (e non anti-chiocciola).
Il genere Chiocciola (Helix) comprende le specie più note e numerose (circa 4000) di Molluschi Gasteropodi Polmonati terrestri. Sono munite di un’ampia conchiglia avvolta a elica, per lo più destrorsa, dentro alla quale l’animale si ritira quando è in condizioni di riposo, quando vuole difendersi dai nemici e quando si trova in letargo. L’area di diffusione delle chiocciole si estende a tutti i continenti, dai paesi tropicali ai limiti polari. Le forme sono molto varie: dalle specie a conchiglia globulosa, orbicolare, planorbica si va a quelle trochiformi e turricolate. Le dimensioni oscillano da un mm. a parecchi cm. di diametro. In Italia se ne conoscono non meno di 250 specie: Helix, Cepaea ecc.
Le chiocciole sono ermafrodite insufficienti e ovipare. Si accoppiano durante la buona stagione e producono un certo numero di uova (da 60 a 80) sferoidali, che interrano talora in buche profonde alcuni decimetri (Helix aperta Born.), riunendole in mucchietti irregolari. Tali uova, avvolte da un guscio bianco, membranoso, impregnato di sali calcarei, sono poi abbandonate e producono, dopo 20-30 giorni dalla deposizione, chioccioline già munite di rudimentale conchiglia spirale.
Le chiocciole hanno un habitat variabile secondo le specie; ma per lo più amano i luoghi freschi e ombreggiati, rimanendo al riparo dei raggi solari. Sul loro percorso lasciano una striscia argentea iridescente, continua o tratteggiata, dovuta alla condensazione del muco segregato dai tessuti ghiandolari del piede. Il muco, o bava, ha una funzione protettiva contro gl’insetti e altri nemici. Si nutrono soprattutto di vegetali; tuttavia mangiano anche, sebbene raramente, sostanze animali.
Lunghe e frequenti sono le interruzioni dell’attività vitale delle chiocciole con le fasi di letargo (inverno, estate), dovuto soprattutto al freddo, al caldo, o alla mancanza di cibo. È notevole la resistenza al digiuno di alcune specie (es. Helix vermiculata Müll.) che possono rimanere digiune per diversi anni (oltre 7); come pure la tolleranza per le basse temperature di certe forme alpestri che vivono tra i ghiacci del Himālaya e delle Alpi (H. glacialis fino a 2500 m. s. m.; H. alpina fino a 1800 m. s. m.) e l’abitudine a sopportare elevate temperature da parte delle specie che abitano in zone desertiche. In media la vita normale delle chiocciole dura 2 0 3 anni.
A scopo adesivo e per creare condizioni più favorevoli al sonno il mantello delle chiocciole segrega, ove occorra, un muco abbondante che seccandosi all’entrata della conchiglia forma una produzione membranacea, denominata pseudoepifragma. Durante il letargo una simile formazione più ispessita e impregnata di sali calcarei, detta epifragma o falso opercolo, chiude l’apertura della conchiglia funzionando da regolatore negli scambî gassosi con l’esterno. Si nota tanto nel pseudoepifragma quanto nell’epifragma (da non confondersi con l’opercolo di altri generi) un’area opaca, spesso triangolare, corrispondentemente al pneumatostoma, e a partire dall’area medesima una sutura trasversale che si dirige verso l’asse columellare. In certi casi nel cavo dell’elica conchigliare sono prodotti numerosi epifragmi (persino 5-6).
La fauna malacologica italiana è ricca di numerose specie di Helix (circa 250), riferite, in base alla costituzione anatomica e alla forma della conchiglia, a diversi sottogeneri.
Le forme fossili di Helix compaiono nell’Eocenico inferiore.
Per l’anatomia della chiocciola v. gasteropodi; polmonati.
Le chiocciole sono dannose in quanto possono diffondere malattie infettive col trasporto di germi patogeni. Si considerano tra gli animali nocivi all’agricoltura perché attaccano i semenzai, i vivai, gli orti, i frutteti. Non sempre i nemici naturali delle chiocciole (talpe, ricci, topi, tordi, merli, rospi, coleotteri, ecc.) riescono a limitarne lo sviluppo, onde spesso s’impone la loro sistematica distruzione.
In passato l’uso delle chiocciole è stato notevole non solo per il valore alimentare a esse attribuito ma per l’importanza medica e farmaceutica che in quelle si riconosceva. I brodi di chiocciole, le paste pettorali, considerati come emollienti, si adoperavano nelle affezioni bronchiali e gastrointestinali.
Gli antichi Romani facevano uso di chiocciole specialmente nei pasti funebri, per cui non è raro trovare sulle tombe dei cimiteri di Pompei mucchi di conchiglie di Helix abbandonate da parenti e da amici nei festini funebri. Le chiocciole che i Romani facevano venire da paesi lontani (Sicilia, Baleari, Illiria) erano allevate in appositi parchi (cochlearia o cochlearum vivaria). Durante il Medioevo e in tempi recenti le chiocciole erano ancora in voga. Si hanno notizie di allevamenti speciali effettuati in Germania, in Svizzera, in Austria, in Spagna, in Francia.
Bibl.: Rossmaessler, Iconographie der Land- und Süsswasser-Mollusken, Dresda e Lipsia 1835-1854; Albers-Martens, Die Heliceen, Lipsia 1860; C. Pfeiffer, Monographia Heliceorum viventium, Lipsia 1874-1878; P. Dorello, La vita sessuale delle chiocciole, Roma 1924; C. Piersanti, I molluschi e le conchiglie, Milano 1926; H. Simroth, Pulmonata, in H. G. Bronn, Klassen und Ordnungen des Tier-Reichs, III, ii, Lipsia 1925.
Le lumache o limacce o lumaconi, dopo le Chiocciole (v.) sono tra le forme più note di Gasteropodi terrestri. Avendo una conchiglia rudimentale (limacella) nascosta nella massa del mantello si considerano come Molluschi nudi. Le lumache comprendono tutte le specie della famiglia dei Limacidi e quelle della famiglia degli Arionidi (v. arion).
Hanno il corpo allungato, carnoso, coperto da una cute più o meno coriacea, liscia, solcata o tubercolata, con piede non bene distinto e lungo quanto il corpo stesso; il mantello è piccolo, a forma di scudo (corazza, cappuccio, disco, clipeo), utile per nascondervi la testa, come usa fare l’animale quando è molestato; nella regione cefalica vi sono quattro tentacoli invaginabili come i diti di un guanto, che funzionano come organi tattili e olfattori; di essi i due più lunghi portano alla loro estremità gli occhi. Anatomicamente le lumache somigliano moltissimo alle chiocciole. Sono comuni in tutti i paesi, ma più abbondanti in quelli temperati. Amano i luoghi umidi e freschi: si rinvengono infatti più numerose sotto le pietre, tra i muschi, nei boschi, nelle grotte, nelle cantine, presso i corsi d’acqua. Temendo i raggi solari e l’aria asciutta escono di preferenza di mattina e di sera, quando il cielo è coperto e dopo le piogge temporalesche; molte specie sono notturne. Per mantenere il loro corpo sempre umido alla superficie e per sfuggire all’attacco dei nemici segregano una bava di vario colore; sotto il piede tale bava mucosa forma uno strato che permette all’animale di progredire senza il contatto diretto col piano d’appoggio. Man mano che una lumaca cammina il muco si secca, formando una traccia lucente e friabile. Per l’azione dei muscoli longitudinali del piede, che si contraggono a guisa di onda progrediente, il movimento delle lumache avviene soltanto dall’indietro all’avanti, e mai in senso contrario, con una velocità di 5-10 cm. per minuto. Vi sono forme (Agriolimax agrestis) che si possono calare da alberi o da erbe mediante la secrezione di un muco che si condensa come filo all’aria.
Le lumache si nutrono di sostȧnze vegetali (funghi, foglie tenere) o animali in decomposizione (lombrichi, individui morti della loro stessa specie). Essendo ermafrodite insufficienti, si accoppiano per lo scambio reciproco dei prodotti sessuali. Dal maggio al settembre emettono circa 50-100 uova traslucide od opache, ovali o sferiche, isolate o variamente riunite, deponendole in buche scavate appositamente nel terreno e quindi ricoperte di terra.
Gli ortolani e i giardinieri per combattere le lumache negl’impianti e nei vivai usano cospargere il suolo di materie pulverulente (cenere, calce, sabbia fina, ecc.) in quanto tali sostanze esauriscono, con l’irritazione cutanea, l’attività secretrice delle ghiandole mucose provocando così una mortale disidratazione dell’animale.
Plinio e Galeno assicurano che la lapis limacum (limacella) guarisce il mal di capo. Molte sono le virtù attribuite nell’antichità ed oggi dal volgo ignorante alle lumache. Gli empirici hanno adoperato brodi ed estratti per cicatrizzare ferite, per arrestare emorragie, per curare catarri bronchiali, ernie, idrocele, malattie d’occhi, per combattere febbri incoercibili. Col muco delle lumache impastato con calce polverizzata si otteneva da qualche preparatore di zoologia un mastice adesivo.