D’estate l’orto è spesso pieno di insetti. Non tutti sono dannosi per le nostre coltivazioni, anzi. Molto sono utili e andrebbero “aiutati”. Cerchiamo di capire quali sono gli insetti da proteggere e quali da combattere.
La presenza degli insetti è inscindibile dalla vita, tanto che l’allarme sul loro continuo calo, sia numerico sia come specie, è un argomento di grande attualità e non riguarda solo le api.
Con le piante hanno un rapporto di mutuo scambio: gli insetti giocano un ruolo insostituibile nell’impollinazione e nella difesa delle specie vegetali, le piante contribuiscono alla definizione di un habitat favorevole alla vita degli insetti fornendo nutrimento e difesa. Basti pensare che alcune piante tropicali adattate ai nostri climi non sono in grado di fruttificare per la mancanza di impollinatori specifici, e così gli insetti giunti occasionalmente spesso non sopravvivono perché non trovano rifugio e sostentamento adeguato.
Il problema degli insetti in giardino e nell’orto non può essere affrontato in modo generico ma solo specie per specie, imparando a riconoscerle e scoprendo qual è il loro ruolo.
La coccinella è considerata da tutti un insetto positivo, e non solo per il valore simbolico legato alla fortuna, ma per la sua intensa attività predatoria nei confronti di afidi e altri insetti come acari e tripidi. Nella famiglia dei coccinellidi non mancano specie dannose per le piante ma sono un’eccezione.
La specie più conosciuta è Coccinella 7-punctata, con elitre rosse a protezione delle ali che l’animale solleva durante il volo, ornate da sette punti neri. Le larve non sono per niente gradevoli da vedere: hanno forma allungata, tre paia di zampe, apparato buccale evidente e corpo carenato. Questo aspetto può rivelarsi un problema, perché chi non le conosce ricollega l’aspetto “vorace” a quello di “dannoso” e provvede a eliminarle. Le larve di coccinella hanno bisogno di una gran quantità di cibo e compaiono quando le colonie di afidi sono già ben sviluppate. Nell’arco della propria vita una coccinella consuma fino a 4.000 prede. Gli insetti svernano in forma di adulti dove trovano riparo: all’interno di case e fienili, sotto la corteccia sollevata degli alberi, dove vi sono accumuli di foglie fra sassi asciutti e riparati. Potete anche costruire per loro un rifugio adeguato.
Chi non ha grandi conoscenze di entomologia avrà comunque notato più di una volta i sirfidi senza sapere cosa fossero in realtà: hanno catturato la nostra attenzione perché ci sono sembrati un’ape o una vespa, per il corpo striato, ma allo stesso tempo erano diverse per la conformazione generale, per il volo e per la mancanza del ronzio tipico. Alcune specie di sirfidi si propongono in questa livrea per scoraggiare i predatori cercando di spacciarsi per insetti dotati di pungiglione. I sirfidi non hanno pungiglione, hanno un solo paio di ali (per questo producono un rumore diverso) portate lungo il corpo, hanno antenne brevi, e se osservati con attenzione non presentano quel restringimento che ape e vespa presentano fra torace e addome (da qui il famoso e invidiato “vitino da vespa”) ma sono più simili a una mosca. Non solo sono innocui ma anche “socievoli” perché non temono l’uomo e non è raro che se viene loro offerta non si posino sulla mano aperta.
I sirfidi depongono le uova, bianche e affusolate, vicino o all’interno di colonie di afidi così che le larve possano cibarsene. Una larva consuma fino a 500 afidi. Sono di colore variabile secondo la specie, bianco, giallo, verde, con corpo molle, capo poco visibile e senza zampe. Gli adulti, ottimi impollinatori, si nutrono di polline, nettare e melata. La loro presenza può essere facilitata coltivando gruppi di piante produttrici di nettare in quantità e per lunghi periodi come calendula, nasturzi, borragine, lavanda, centaurea e tagete, tutte facili da inserire in un orto bello e decorativo.
I miridi sono insetti poco conosciuti e spesso eliminati perché di aspetto simile a un piccolo scarafaggio verde o a una cimice. Sono utilissimi perché hanno un ventaglio di prede molto ampio e si cibano non solo di afidi, ma anche di tripidi, acari, aleuroididi e larve di lepidotteri. Non divorano le prede ma sono dotate di un apparato pungente-succhiatore: trafiggono la preda e ne risucchiano il contenuto. La loro particolarità è quella di potersi cibare anche di succhi vegetali prelevati da piante coltivate, come pomodori e melanzane, senza apportare loro danni significativi. In questo modo, una volta presenti nel nostro orto, potranno restarvi anche in assenza di prede, cosa che non possono fare né coccinelle né sirfidi.
Altra particolarità dei Miridi è il ciclo di sviluppo, che non passa attraverso il classico schema uovo-larva-pupa-adulto ma dalle uova sgusciano degli adulti in miniatura che solo a maturità svilupperanno le ali. Gli insetti in fase giovanile sono di colore verde brillante e nella crescita assumeranno la livrea tipica della specie.
Svernano in forma di adulto al riparo della vegetazione secca o di sassi. Nelle zone a clima mediterraneo la loro presenza può essere incoraggiata dall‘Inula viscosa, pianta spontanea capace di un’abbondante fioritura utile anche per le api, di cui i miridi sembrano preferire la linfa.
Forficula auricularia, chiamata in buona parte del nostro paese, in modo corrente, anche forbicella, è in realtà una presenza potenzialmente amica nell’orto. La sua sensibilità ai trattamenti antiparassitari la rende, al pari delle farfalle, un ottimo indicatore biologico e trovarla all’interno di un cespo di insalata, raccolto, acquistato o che ci è stato regalato non è un segno di trascuratezza ma di salubrità del prodotto. Le forbicine si trovano nei noccioli dei frutti spaccati o all’interno dei capolini dei carciofi che si stanno aprendo: non si trovano li per caso, né per cibarsi ma per trovare riparo dai numerosi predatori che li insidiano come lucertole, uccelli insettivori, ricci.
Si tratta di insetti onnivori che mangiano di tutto, dai vegetali spaziando ad afidi, ragnetto rosso e, importantissimo, cocciniglia. Si ciberanno dei tessuti vegetali, in particolare dei frutti dopo aver terminato le prede animali. Solo allora, se i danni sono rilevanti, potrete allontanarli. Fornitegli un riparo con vegetazione asciutta come paglia e fieno e, una volta attirate, ricollocatele altrove. A svernare sono in genere una coppia di insetti che a inizio primavera deporrà le uova.
A dispetto della tenaglia terminale sono innocue per l’uomo e la utilizzano nelle battaglie con le altre forbicine e per difesa. Sono più attive durante le ore notturne.
Il grillotalpa è un grosso insetto, lungo 5 cm, che vive sottoterra e scava gallerie visibili all’esterno come fori rotondi a margini netti quasi senza materiale di risulta. Raggiunge le radici carnose come ravanelli, carote, rape, barbabietole, patate, topinambur, batate, ma può danneggiare tutte le orticole e le piante da giardino in genere. I segni sono paragonabili a un piccolo rosicchiamento, ma in caso di attacco massiccio e continuato l’organo attaccato può essere divorato completamente. Queste ferite non solo danneggiano la pianta, spesso fino a farla morire, ma favoriscono l’insorgenza di problemi sanitari per marciumi di origine batterica.
Una volta che il grillotalpa è entrato nel nostro orto la lotta, con esche apposite, non può essere abbandonata per tre anni almeno perché la femmina depone in una camera sferica di terra compattata fino a 300 uova, le larve raggiungono lo stadio adulto solo nel secondo anno e si riproducono nella primavera del terzo. Preferisce i terreni umidi, ricchi di sostanza organica in genere, e di humus in particolare, dove scava gallerie superficiali alla ricerca di cibo.
Per combattere il grillotalpa senza utilizzare le esche avvelenate in commercio predisponete una trappola simile a quelle per le limacce. Interrate delle bottiglie di plastica tagliate a un terzo della loro altezza e riempitele per metà di birra non allungata con acqua. Copritele con un vecchio coppo così che sia protetta dalla pioggia. Mettete come esca per attirare il grillotalpa pezzetti dei suoi ortaggi preferiti (carote e peperoni per esempio) e aspettate di catturarlo. La prima notte di solito è infruttuosa ma dopo la seconda le trappole iniziano a rivelarsi efficaci. Dopo cinque giorni cambiate l’esca.
Gli afidi sono parassiti spesso scarsamente considerati perché non hanno un aspetto aggressivo. In realtà sono fra quelli che esercitano più danni perché il loro attacco è localizzato sui nuovi germogli, sugli apici vegetativi e tutti i tessuti “teneri” di nuova formazione. La ragione è semplice: si tratta di piccoli insetti dotati di un apparato buccale capace di attaccare solo i tessuti giovani che non hanno sviluppato una robusta cuticola. Danneggiano la pianta succhiandone la linfa, inibendone la crescita, causando deformazioni, favorendo l’ingresso di virus. Molto diffusi sulle rose e sulle piante da frutto, sono presenti però anche nell’orto.
La loro capacità di diffusione è piuttosto elevata e se ne avvistate piccole colonie su qualche germoglio o foglia conviene eliminarli manualmente senza tagliare il ramo stesso. Sempre in presenza di pochi esemplari potrebbe essere altrettanto efficace , e sicuramente più ecologico ed economico dei prodotti chimici, spruzzare sulle parti colpite acqua con l’aggiunta di sapone di marsiglia o un poco di detersivo per il lavaggio dei piatti a mano. Questo secondo prodotto ha una maggiore capacità di “aggrapparsi” ai tessuti vegetali e ha un’azione più persistente.
Il loro proliferare è legato alle condizioni ambientali: giornate asciutte e ventilate ne rallentano il proliferare. Chi pensa di non avere afidi nell’orto segua le file delle formiche. Arriveranno dove potranno raccogliere la melata, un essudato dolce prodotto dagli afidi.
Le farfalle sono un importante indicatore: la loro presenza è garanzia di un ambiente sano, naturale ed equilibrato. Le farfalle non tollerano i pesticidi e i prodotti chimici, hanno bisogno di angoli tranquilli a protezione integrale, e necessitano di piante da fiore nutrici in grado di sostentarle dalla primavera all’autunno. Il ciclo vitale si divide in quattro stadi: le uova deposte in luogo riparato e caldo, le voraci larve, dette anche bruchi, che si cibano di tessuti verdi teneri (lamine fogliari e germogli), la crisalide o pupa quando si rinchiude all’interno di un bozzolo per compiere la metamorfosi, l’adulto che ne sfarfalla capace di volare.
Le cavolaie vivono nei prati, nei campi e negli orti. Le larve di colore verde si sviluppano ai danni del cavolo procurando sulle foglie le caratteristiche brucature. Se la pianta è giovane, e ha ancora la conformazione a palla, ne resteranno soltanto le costolature. La cavolaia maggiore arriva a un’apertura alare di 7 cm, le ali anteriori hanno l’apice ed una marginatura superiore nero antracite sul colore giallo chiaro o bianco crema di fondo. La cavolaia minore, molto diffusa, e poco appariscente, raggiunge un’apertura alare di 5 cm. Il disegno è simile a quello della cavaloia maggiore, ma più ridotto. In entrambi i casi le femmine si distinguono dai maschi per le due macchie nere sulle ali anteriori.
Per combattere la cavolaia è bene evitare di utilizzare prodotti chimici o non selettivi come il piretro che possono uccidere anche gli insetti utili. La cavolaia si combatte eseguendo la rotazione delle colture e quando si ha un’infestazione massiccia è consigliato l’anno successivo non coltivare cavoli così che mancando l’alimento le farfalle depongano le uova altrove. Potete anche proteggere i cavoli con una reticella sorretta da stecche così da formare un piccolo tunnel. Le farfalle non raggiungeranno le teste dei cavoli mentre possono farlo aria, luce e acqua. Eliminate manualmente le larve che scoprite.
Il Bacillus thuringiensis può essere utilizzato con successo contro le larve giovani. Preparate secondo le indicazioni del prodotto scelto la soluzione da irrorare e aggiungete zucchero, un cucchiaino per litro, per migliorarne il consumo da parte dei parassiti. Per gli adulti potete utilizzare delle trappole attrattive a ferormoni.
Del maggiolino a essere dannose sono soltanto le larve che restano nel terreno per ben tre anni e che, date le dimensioni ragguardevoli, consumano una gran quantità di radici. Chi ama il giardinaggio sa bene che se una pianta in vaso si mostra sofferente, scartate altre ragioni, si procede a toglierla dal contenitore ed eliminare la terra dalle radici per cercare le grosse larve bianche che potrebbero essere la causa del deperimento. Nell’orto non è così semplice trovarle eppure amano quel tipo di terreno ricco di sostanza organica. Le larve rosicchiano le radici portando la pianta a uno stato di sofferenza generico, rallentano la crescita, favoriscono i marciumi.
Iniziate la lotta alle larve dei maggiolini dalla vostra compostiera dove potrebbero annidarsi ed essere diffuse involontariamente: prima di distribuirlo ispezionate sempre con cura il compost di produzione domestica.
Nella bella stagione è abbastanza facile individuare le larve nello strato superficiale del terreno perché sono grosse, bianche e mobili, anche se non veloci. Poi, all’arrivo del freddo, scendono in profondità per sfuggire al gelo.
Nel caso di sospetta presenza delle larve, estraete la pianta con una forca o una forchetta a denti larghi, aprite con le mani protette da guanti (nel terreno potrebbero sempre esserci vetri o chiodi) la zolla alla ricerca dei parassiti. Disturbati iniziano a muoversi e sarà facile individuarli. Quindi le larve devono essere raccolte e spostate; prima di eliminarle osservatele con attenzione: se sono dotate di zampe ben sviluppate nella parte anteriore del corpo si tratta di maggiolini, se le zampe mancano o sono piccolissime si tratta di larve di cetonia, un insetto utile allo stadio larvale perché si nutre di sostanza organica favorendone la decomposizione.
L’utilizzo di geodisinfestanti in un orto familiare è da sconsigliare e anche l’utilizzo di antagonisti non è semplice: più facile posizionare una casetta per pipistrelli che si ciberanno degli adulti impedendo la riproduzione.